Cosa offre la laurea in Ingegneria Edile-Architettura?
Il corso di laurea in Ingegneria Edile-Architettura fornisce le basi culturali e scientifiche all’esercizio di molteplici attività professionali nell’ambito dell’arte del costruire e permette la preparazione teorica e pratica necessaria per formare la figura professionale dell’ingegnere architetto.
Questa figura è in grado di gestire in maniera autonoma l’intero processo di produzione del progetto, dal concept al cantiere, con una particolare attenzione alle tematiche della sostenibilità ambientale e a quelle ancor più attuali del restauro, del recupero e della riabilitazione architettonica e strutturale del patrimonio storico e moderno, dell’analisi e della sua valorizzazione attraverso innovazione tecnico-operativa.
La conoscenza che si acquisisce nel corso di laurea magistrale, spazia dalla pianificazione urbanistica alle tecnologie edilizie e degli impianti degli edifici, consentendo a questa figura professionale di seguire l’intero processo edilizio dall’inserimento nel contesto paesaggistico con il progetto degli spazi aperti e delle relazioni con il costruito fino alla individuazione delle soluzioni tecnologiche più adeguate alle funzioni da svolgere.
I laureati magistrali in Ingegneria Edile-Architettura sono gli unici che possono iscriversi all’albo degli ingegneri o all’albo degli architetti, dopo aver sostenuto il relativo esame di stato e operare oltre che in Italia anche in tutti gli altri paesi della Comunità Economica Europea.
Questo diploma di laurea è inoltre particolarmente strategico poiché è l’unico percorso che permette all’ingegnere di firmare progetti di restauro e di valorizzazione del patrimonio vincolato e all’architetto di firmare progetti di strutture e impianti edili.
Queste figure sono state fondamentali durante il processo di formulazione dei progetti per il Bosco Verticale.
Cosa fa un ingegnere edile?
Solo l’ingegnere ha facoltà di dedicarsi alla progettazione di infrastrutture, come quelle viarie (strade, ponti, fondazioni) e quelle di trasporto (ferrovie, porti, aeroporti). Oltre alla progettazione, l’ingegnere edile si occupa anche di costruzione, ristrutturazione e manutenzione di strutture ed edifici. Il suo lavoro si divide in più fasi:
Fase 1: Progettazione
- Disegno tecnico tramite software specializzati
- Studio di fattibilità tecnica ed economica
- Preventivo dei lavori
Fase 2: Costruzione
- Direzione dei lavori in cantiere
- Controllo e richieste di materiali
- Risoluzione di eventuali problematiche tecniche
Fase 3: Manutenzione
- Collaudo statico
- Stesura di piani di manutenzione
- Ristrutturazione edilizia
L’ingegnere edile deve conoscere le principali tecniche costruttive, la normativa edilizia, il disegno tecnico edile e i materiali edili. Completano il quadro le competenze informatiche e spiccate doti analitiche e gestionali. L’ingegnere, così come l’architetto, può occuparsi di pratiche catastali e operazioni di estimo, e inoltre può rilasciare certificazioni energetiche.
Bosco Verticale
Il Bosco Verticale è l’edificio-prototipo di una nuova architettura della biodiversità, che pone al centro non più solo l’uomo, ma il rapporto tra l’uomo e altre specie viventi. Il primo caso costruito, a Milano nell’area Porta Nuova, è formato da due torri alte 80 e 112 m, che ospitano nel complesso 800 alberi (480 alberi di prima e seconda grandezza, 300 dalle dimensioni più ridotte, 15.000 piante perenni e/o tappezzanti e 5.000 arbusti. Una vegetazione equivalente a quella di 30.000 mq di bosco e sottobosco, concentrata su 3.000 mq di superficie urbana. Il progetto è così anche un dispositivo per limitare lo sprawl delle città indotto dalla ricerca del verde (ogni torre equivale a circa 50.000 mq di case unifamiliari). Al contrario delle facciate “minerali” in vetro o pietra, lo schermo vegetale del Bosco non riflette né amplifica i raggi solari, ma li filtra, generando un accogliente microclima interno senza effetti dannosi sull’ambiente. Nello stesso tempo, la cortina verde “regola” l’umidità, produce ossigeno e assorbe CO2 e polveri sottili. L’insieme di tali caratteristiche è valso al progetto importanti riconoscimenti, tra cui l’International Highrise Award del Deutschen Architekturmuseums di Francoforte (2014) e il CTBUH Award come miglior edificio alto del mondo, del Council for Tall Building e Urban Habitat dell’IIT di Chicago (2015).
“La facciata – spiega la scheda del CTBUH – è un’interfaccia attiva con l’ambiente circostante. Il progetto è eccezionale perché le piante agiscono come un’estensione dell’involucro esterno dell’edificio. La giuria ha giudicato questo esperimento rivoluzionario”.
Figura 1: Diagramma del bosco verticale
Il concept del Bosco Verticale, l’essere cioè “una casa per alberi che ospita anche umani e volatili”, definisce non solo le caratteristiche urbanistiche e tecnologiche ma anche il linguaggio architettonico e le qualità espressive del progetto. Sul piano formale, le torri sono infatti caratterizzate principalmente dai grandi balconi tra loro sfalsati e a forte sbalzo (circa tre metri), funzionali a ospitare le grandi vasche perimetrali per la vegetazione e a permettere la crescita senza ostacoli degli alberi di taglia maggiore, anche lungo tre piani dell’edificio. Nello stesso tempo, la finitura in gres porcellanato delle facciate riprende il colore bruno tipico della corteccia, evocando l’immagine di una coppia di giganteschi alberi da abitare, ricca di implicazioni letterarie e simboliche. Più che come superfici, le facciate possono essere osservate come spazi tridimensionali: non solo per lo spessore e la funzione della cortina verde, ma anche sul piano estetico-temporale, in ragione della ciclica mutazione policromatica e morfologica nei volumi delle piante.
Nelle varie stagioni, le variazioni nel colore e nelle forme della struttura vegetale generano un grande landmark cangiante, fortemente riconoscibile anche a distanza: caratteristica che ha generato in pochi anni l’immagine del Bosco Verticale come nuovo simbolo di Milano. Questo principio di variazione agisce anche in relazione ai diversi trattamenti sui lati delle torri e ai vari piani, dove la scelta e la distribuzione delle essenze rispecchia criteri sia estetici sia funzionali all’adattamento agli orientamenti e alle altezze delle facciate.
Piuttosto che un oggetto architettonico tout-court, dunque, la presenza della componente vegetale rende il Bosco Verticale assimilabile a un insieme di processi – in parte naturali, in parte gestiti dall’uomo – che accompagnano nel tempo la vita e la crescita dell’organismo abitato. La componente forse più singolare di questo sistema articolato, ormai diffusa nell’immaginario urbano, è costituita dai “Flying Gardeners”: una squadra specializzata di arboricoltori-scalatori che, con tecniche da alpinismo, una volta all’anno si cala dal tetto degli edifici per eseguire la potatura e la verifica dello stato delle piante, nonché la loro eventuale rimozione o sostituzione. Tutte le operazioni di manutenzione e cura del verde sono infatti gestite a livello condominiale, allo scopo di mantenere il controllo dell’equilibrio antropico-vegetale. Centralizzata anche l’irrigazione: i fabbisogni delle piante sono monitorati da un impianto a sonde controllato digitalmente in remoto, mentre l’acqua necessaria è attinta in larga misura dal filtraggio degli scarichi grigi delle torri. L’insieme di queste soluzioni supera il concetto, ancora sostanzialmente antropocentrico e tecnicista, di “sostenibilità” nella direzione di una nuova diversità biologica. A pochi anni dalla sua costruzione, il Bosco Verticale ha così dato vita a un habitat colonizzato da numerose specie di animali (tra cui circa 1.600 esemplari di uccelli e farfalle), stabilendo un avamposto di spontanea ricolonizzazione vegetale e faunistica della città.
Figura 2: Rappresentazione schematica degli effetti della struttura
Invaso e irrigazione
Le dimensioni dell’invaso generalmente variano a seconda delle esigenze idriche e radicali della pianta e soprattutto sono ideate per non influire eccessivamente sulla crescita radicale. Tutte le vasche sono realizzate in cemento e dotate di uno strato impermeabile bituminoso e di un rivestimento protettivo, in grado di limitare efficacemente la radicazione. Lungo le superfici interne degli invasi è apposto uno strato di separazione e drenaggio per separare il substrato dalla membrana impermeabilizzante, posta sul fondo del contenitore: quest’ultimo è formato da elementi filtranti di tessuto sintetico (costituito da una tipologia di geotessuto e una guaina antiradice in PE).
L’irrigazione delle alberature avviene mediante l’utilizzo di un sistema d’irrigazione a goccia a manutenzione centralizzata; l’acqua ivi impiegata non è quella potabile, bensì è recuperata dalle acque grigie prodotte dall’edificio, o dalla falda acquifera. Quest’ultima, una volta accumulatasi in una cisterna, defluisce attraverso una rete di condotte d’irrigazione a vista che, presentando una bassissima resistenza alle basse temperature, blocca automaticamente il regime idrico nel caso vi siano meno di zero gradi. Questo controllo viene espletato da una serie di sonde a monitoraggio remoto che possono anche individuare eventuali malfunzionamenti.
L’erogazione dell’acqua alle singole piante viene garantita da un dispositivo di controllo elettronico che tiene conto anche del reale fabbisogno della vegetazione.
Figura 3: Posizionamento di un albero sull’edificio
Fonti:
https://www.polimi.it/futuri-studenti/corsi-di-laurea/ingegneria-edile-architettura#:~:text=L’Ingegnere%20Edile%2DArchitetto%20%C3%A8%20in%20grado%20di%20operare%20in,vita%20utile%20di%20servizio%20(service)
https://www.stefanoboeriarchitetti.net/project/bosco-verticale/